martedì 14 agosto 2007

Il Treno incontra la psichiatria moscovita

(Vanessa Micheletti intervista Natascia Vispi )

Dove e chi eravate?

L'incontro con il prefetto di una delle trentatré circoscrizioni di Mosca è avvenuto nella sede della prefettura. Erano presenti il prefetto, un consigliere,lo psichiatra responsabile di una struttura moscovita, utenti e famigliari russi, alcuni addetti ai lavori per quanto riguarda la delegazione russa; per l' Umbria si sono recati all'incontro il direttore generale dell' Asl Vincenzo Panella, un famigliare ed un utente.

Come è andato l' incontro?

L' incontro è stato molto formale, era presente la televisione locale e il regista Giovanni Piperno, che produce il documentario del nostro viaggio. Il prefetto (l'equivalente del presidente di una circoscrizione) ha presentato il quartiere che ha 172.000 abitanti.
Lo psichiatra responsabile della struttura (ancora un manicomio?) ha presentato alcuni progetti chiamati “attività di cortile”. A settembre ci sarà l'occasione per aprire le porte dei manicomi per due giorni, proprio per presentare tali progetti.
Ha parlato poi una utente russa, spiegando il proprio percorso di cura e regalandoci degli oggetti fatti da lei. Il nostro rappresentante Marco D'Alema ha fatto il punto della situazione sulla psichiatria italiana ed ha tentato di spiegare il progetto del nostro treno speciale.


Che cosa ti è rimasto di questo incontro?

Dopo i saluti formali mi si è avvicinato uno psichiatra, chiedendomi di voler parlare con un tecnico in quanto voleva sapere se durante il viaggio fosse pericoloso e pauroso viaggiare con i matti; poi, indicando un utente nostro co0mpagno di viaggio, ha esclamato “..questo è molto malato, ha bisogno di cure immediate!”.
Con molto stupore la delegazione italiana ha cercato di spiegare all'anonimo psichiatra russo il progetto le parole ritrovate e lo scopo di un percorso di cura condiviso. Dopo pochi attimi quello stesso ragazzo che per lui era da ricoverare in perfetto inglese gli ha spiegato la mappa del viaggio ed infine gliel' ha donata.


Questo ci fa capire quanto lontani siano i due modelli di vivere e vedere questa malattia e come sia lontana per loro la visione delle nostre parole ritrovate.

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